Harrow è una serie crime che prende il titolo dal suo affascinante e carismatico protagonista, Daniel Harrow, patologo forense di fama internazionale molto sui generis che riporta in Tv la figura del medico legale dopo tanti illustri predecessori: da Quincy ai colleghi di C.S.I. Fra le tante peculiarità di Harrow, il nostro protagonista è un cinefilo incallito e con i piedi sul lettino autoptico si proietta capolavori western – “non si disturba mai chi guarda Mezzogiorno di fuoco”, risponde seccato – che denotano la sua passione per i personaggi tosti che non si piegano mai e vanno avanti per la loro strada a qualsiasi costo. Lo sceriffo Kane (Gary Cooper), star del capolavoro di Fred Zinneman, è l’idolo di Harrow: lotta da solo contro un sistema le cui falle permettono di farla franca ai criminali. Un uomo abbandonato da tutti, dalle stesse persone che – per puro opportunismo – torneranno solo quando avrà sconfitto il nemico. E la città sarà di nuovo sicura. Questo la dice lunga sul carattere di Harrow: non gli piacciono le regole, è anticonvenzionale e considera la morte non solo parte del suo lavoro ma anche parte del ciclo naturale della vita. Non la teme. In meno di tre minuti nell’episodio pilota sappiamo già tutto del nostro protagonista. Il suo senso di giustizia, la sua disperata ricerca di una punizione giusta per i criminali (anche in mancanza di prove), la consapevolezza di sé (l’umiltà non è il suo forte) e la tendenza a infrangere le regole, se necessario, per un nobile scopo. Harrow stravolge i canoni classici del genere mescolando il medical drama con il poliziesco, l’avventura e il thriller. Senza dimenticare il family drama. Perché il protagonista è un maledetto workaholic e per questo ha rovinato un matrimonio e ha un rapporto molto complicato con la figlia adolescente.